La nostra quotidianità potrà essere fatta di tempi, spazi e azioni ripetitive, ma mai soffocare del tutto i bisogni sacrosanti che ci sono connaturati, e ci guidano nella vita (Marshall Rosenberg, che ha elaborato la Comunicazione Non Violenta, ne ha fatto una lunga lista, in cui ogni essere umano non può non riconoscersi). Nel nostro profondo si muovono, e a volte si agitano andando a stridere con le limitazioni che incontriamo, creando disagi.
In ogni momento, dietro ogni interazione con le persone e con l’ambiente, vive in noi almeno un bisogno prioritario. Per esempio, se mi trovo a discutere o soffrire nel rapporto con una persona, posso scoprire che è perché in quel contesto un certo mio bisogno non risulta soddisfatto (per es. un bisogno di “rispetto”…o altri).
Inoltre, nella visione della Biodanza, a seconda dell’ambiente in cui è cresciuto, ognuno può portarsi avanti certi bisogni con una maggiore impellenza rispetto ad altri, spesso senza averne consapevolezza perché si è abituato a non viverli. Per esempio, un genitore che per sua paura ci limitava nel “movimento”, o non era in grado di sostenere la nostra “creatività”, o di esprimerci il suo “amore”, può aver contribuito (suo malgrado, perché la catena delle mancanze a ritroso è lunga!), a farci ritrovare con degli arretrati in questi bisogni.
Da allora quindi abbiamo senza rendercene conto deviato su altri vissuti, altre abitudini, e forse certe dipendenze che hanno fatto e magari continuano a fare da surrogato per i bisogni non soddisfatti. Un esempio comune: ricorrere al cibo per compensare un affettività non vissuta appieno.
Danzando in un percorso regolare e costante con la Biodanza, il nostro vissuto si amplia e si arricchisce di tanta più vita. Piano piano riscopriamo noi stessi e spontaneamente si ricrea quella connessione profonda con i nostri bisogni.
Incontro dopo incontro: il nostro movimento si riempie sempre più di noi stessi che lo “abitiamo” con sempre più piacere; il nostro cuore può risvegliarsi nella cura per noi stessi mentre coltiva la cura nel rapporto con gli altri; la creatività stimolata nelle danze può affiorare nel mostrarci più modi di farci del bene; l’energia vitale riequilibrata ci sostiene in azioni più funzionali e armoniose…. e tanto altro!
Quella connessione profonda con i nostri bisogni arriva ad espandersi in tutti e tre i nostri centri –istintivo, affettivo e cognitivo (nei pensieri)- che mescolandosi insieme vanno a stimolare e riorganizzare i nostri comportamenti in modo più coerente con ciò che desideriamo.
E danza dopo danza, molto gradualmente e progressivamente, diventiamo meno schiavi e più creatori della nostra vita. Anzi co-creatori, consci che il vivere una salutare relazione con gli altri è parte integrante del nostro cammino.
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